[…] Quando nel 1956 divenni Preside della Facoltà la mia prima preoccupazione fu quella di sentire come il mondo del lavoro e della produzione valutasse l’ingegnere che noi laureavamo. Non eravamo allora in questa sede, ma in via Mezzocannone. Promossi una riunione dei maggiori esponenti della nostra economia e del mondo dd lavoro. Domandai loro: «Come valutate il prodotto della Facoltà di Ingegneria che voi Enti dovete utilizzare? Lo ritenete valido per le vostre esigenze? Ritenete che la preparazione dell’ingegnere vada completata con corsi complementari a quelli attuali?

Il vostro giudizio è importante per orientare meglio i nostri programmi universitari e se è possibile orientarli secondo le vostre esigenze». La risposta fu unanime: «I vostri ingegneri sono completi in quanto a preparazione tecnico-scientifica; ciò che manca loro sono nozioni di economia, nozioni di conduzione aziendale». Il mondo accademico aveva fino ad allora sottovalutato questi aspetti che erano richiesti dalle aziende che dovevano utilizzare i prodotti della nostra Facoltà. Ne discutemmo con i colleghi della Facoltà e, preoccupati di questa nostra carenza, cominciammo con un corso complementare i cui contenuti riguardavano le prime nozioni di economia: come si legge un bilancio, quali sono le sue principali voci, come viene fuori un dividendo, cos’è un costo di produzione, un costo per unità di prodotto, cos’è un bilancio di carattere industriale.

Erano queste le conoscenze che l’ingegnere acquisiva dopo la laurea attraverso dei corsi particolati organizzatti dalle stesse aziende ovvero attraverso la stessa esperienza aziendale. La conoscenza di questi elementi, ci fecero notare gli esperti aziendali, era indispensabile per la carriera all’interno delle imprese, ma anche per una autonoma attività professionale. Convinti del fondamento di tali suggerimenti, si cominciò a dare il via a corsi di economia aziendale.

Con la nascita della Cassa per il Mezzogiorno io prooposi ad alcuni esponenti di questo Ente di istituire nella Facoltà un Centro Studi di Economia applicata all’Ingegneria, quello che poi si è chiamato CSEI. Per dare attuazione a questa idea fu stabilita una convenzione tra Cassa per il Mezzogiorno, Università di Napoli, Formez e Svimez, il cui presidente era allora Pasquale Saraceno. La Cassa per il Mezzogiorno finanziò l’attività del centro. Gli altri enti contribuirono alla sua nascita e all’attività senza oneri finanziari. Sulla base di un programma annuale, che veniva sottoposto all’approvazione del Consiglio dì Amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno, questa provvedeva al finanziamento, che a quel tempo era dell’ordine di cento-centocinquanta milioni all’anno. Questi finanziamenti servivano per organizzare corsi tenuti da docenti della Facoltà di ingegneria e di altre Facoltà, da  docenti stranieri e da esponenti del mondo industriale e per  l’organizzazione di seminari. Così abbiamo prodotto una notevole quantità di studi e di ricerche a cui hanno partecipato  centinaia  di  giovani. Successivamente la Cassa per il Mezzogiomo si è trasformata,  si è fortemente politicizzata ed ha soppresso il finanziamento ed il CSEI è stato costretto a troncare la sua attività e l’intero suo patrimonio è andato alla Facoltà di Ingegneria di Napoli, in particolare a quegli insegnamenti che erano più affini al suoi scopi istituzionali.

Credo che una significativa eredità sia andata a potenziare la cattedra di Economia ed Organizzazione Aziendale e questo mi fa molto piacere, perchè vuol dire che quel seme che noi avevamo gettato ha dato i suoi frutti. Negli anni seguenti questi insegnamenti si sono consolidati nella nostra Facoltà e oggi i corsi di economia sono diventati fondamentali e nel contempo la Facoltà si va arricchendo in questo campo di nuovi insegnamenti.

Voi ingegneri siete potenzialmente destinati, con questa maggiore formazione, a diventare dei veri dirigenti e dei manager e per molti versi a somigliare a imprenditori. Oggi è molto estesa la qualifica di dirigente ma si tratta spesso di impiegati di livello superiore e non di soggetti con vera responsabilità dirigenziale. […].

Mentre colui che si diploma in tre anni sarà meglio utilizzato nell’azienda, il dirigente, il top manager sarà colui che è alla guida dell’azienda, ne da gli indirizzi prorammatici e tecnologici, ri-isponde  della produzione e dei risultati economici dcll’azienda. Oggi siamo tutti convinti che il processo tecnologico è fondamentale per la competitività di qualunque azienda, pubblica o privata, grande o piccola.

Se questo è il nuovo ingegnere quale insegnamento ne dobbiamo trarre? Quanto più elevato è il livello di responsabilità tanto maggiore deve essere la consapcvolezza che bisogna acquisire delle conoscenze e delle esperienze che consentano cli poter svolgere quel lavoro di sintesi e di creatività  che al dirigente  viene  richiesto. Molti di voi dovranno misurarsi con questi problemi. Come vi dicevo, sarete sei-settemila ingegneri laureati all’anno, ma accanto a voi si affiancheranno i diplomati  di livello inferiore. L’industria ha bisogno di ingegneri laureati da destinare al top management, ma anche di tecnici da destinare a compiti minori. Ecco, allora, l’importanza della vostra formazione che deve avvenire principalmente nella scuola e nell’Università. Per questo sono fioiriti corsi di specializzazione post-laurea, e nuovi corsi di laurea […].

Cari giovani a questo punto dobbiamo guardarci negli occhi, dobbiamo dirci che il vostro avvenire è pieno di difficoltà ma tuttavia pieno di suggestioni che debbono farvi guardare al futuro con fiducia. […].

[Evoluzione del ruolo dell’ingegnere nella società e riflessi sulla formazione, lezione del Prof. Luigi Tocchetti nel corso di Economia e Organizzazione Aziendale;  dal testo “A LUIGI TOCCHETTI, L’UOMO, LA SCUOLA, LA CITTà”; finito di stampare il 4 dicembre 1997 nelle Officine Grafiche Napoletane Francesco Giannini & Figli].